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mercoledì 04 dicembre 2024

RACCOLTE & PAESAGGI — il Blog di Marco Celati

Marco Celati

MARCO CELATI vive e lavora in Valdera. Ama scrivere e dipingere e si definisce così: “Non sono un poeta, ma solo uno che scrive poesie. Non sono nemmeno uno scrittore, ma solo uno che scrive”.

Il Nobel e il soffritto

di Marco Celati - lunedì 05 dicembre 2016 ore 08:00

Odore di soffritto. Viene dal piano di sotto. Cucinano, preparano il pranzo. Si sente sul terrazzo, dove leggo, scrivo, ascolto "Fallen Angels" di Bob Dylan: "Melancholy Mood forever haunts me", la malinconia mi perseguita sempre. Anche il soffritto mette malinconia. Ricorda case, famiglie, la cucina della nonna. Racconta che uomini e donne, insieme o da soli, se ne hanno, si ritirano nelle loro dimore, intorno a una tavola per il rito e il bisogno del cibo. Non mi va di cucinare, non riesco, nemmeno ci provo. Mi scaldo qualcosa di veloce e già pronto. Non era destino per me. Diavolo d'un uomo!

"Fallen Angels", angeli caduti, cacciati dal paradiso per la loro supponenza, per la loro ribellione. Che poi sarebbero due cose diverse: discutibile la prima, comprensibile, spesso necessaria, la seconda. Forse non era destino nemmeno per loro, gli angeli. D'altronde la verità assoluta e il bene presuppongono il male e la menzogna su cui trionfare. La diade si tiene, si giustifica quasi. Se invece tutto fosse relativo sarebbe un altro paio di maniche, ma molto più complicato. Meglio, però.

Anche gli angeli caduti fanno malinconia. Bob Dylan fa anche girare i coglioni. Gli danno il Nobel, onorificenza di valore mondiale, attribuita annualmente a persone che si sono distinte nei diversi campi dello scibile, "apportando considerevoli benefici all'umanità". E lui non va a ritirarlo, fa il neghittoso. Più che malinconia fa tristezza. All'Accademia di Svezia però gli ci sta bene. Hanno voluto fare gli anticonformisti e i modernisti premiando il menestrello, cantastorie e contestatore degli anni sessanta e cosa si aspettavano? Anch'io, nel mio piccolo, sono un sessantottino, ma devo dire che trovo discutibile il Nobel per la letteratura a Dylan. Però non faccio testo. Trovai già discutibile anche il Nobel per la letteratura a Dario Fo! Per carità, figura importante del teatro contemporaneo, ma la letteratura mi sembra un'altra cosa. Le opere di Fo sono grandi in teatro, mirabili sulla scena, ma sul piano puramente letterario non sono nemmeno la drammaturgia di Pirandello. Se volevano premiare un italiano costava loro tanto conferire il premio al poeta Mario Luzi che con la letteratura ci se la diceva senz'altro di più? Ora "se il fuoco oltre la fiamma dura ancora", Luzi e Fo, entrambi defunti, si confronteranno con il "mistero buffo" dell'al di là. Quello dell'al di qua essendo loro ormai precluso.

Forse da giovane rivoluzionario sessantottino, in vecchiaia sono diventato pompiere e conservatore, ma penso che se l'illustre Accademia di Svezia, che conferisce il prestigioso premio istituito da Nobel per farsi perdonare l'invenzione della dinamite, volesse davvero darsi un tono di modernità potrebbe assegnare un Nobel per le arti, distinto da quello letterario. E allora giusto premiare i grandi autori viventi del teatro, della musica e, perché no, anche del cinema, della pittura, delle arti figurative in genere. Si dirà che per questo c'è già l'Oscar, ma non sarebbe certo la stessa cosa.

Odore di soffritto, animo melanconico, incagliato sul fondo e nelle secche della nostalgia. Forse troppo incagliato, forse il soffritto si è attaccato alla padella e ora giungono imprecazioni e puzza di bruciato dal piano di sotto. Come tutto vanisce e tutto sfuma delle umane cose, staranno dicendo: l'amore, la passione, persino il soffritto. Soffriggere è anche un po' soffrire. Ne ho sentiti di soffritti bruciare. "Ho visto gente andare, perdersi e tornare e perdersi ancora" eppure "ricordati: dovunque sei, se mi cercherai, sempre e per sempre, dalla stessa parte mi troverai". Perché il vero amore è come un soffritto che non brucia, "il vero amore può nascondersi, confondersi, ma non può perdersi mai". Canta, non in quest'ordine, Francesco De Gregori: "Sempre e per Sempre". Candidato al Nobel. Capace lui ci va. Oppure candidiamo il soffritto, magari per la Pace. "Benefici all'umanità" ne ha apportati, eccome! Ma poi non si sa chi potrebbe andare a ritirarlo. La signora del piano di sotto, no di sicuro. Lei era meglio se lo ritirava dal fuoco.

Marco Celati

Treggiaia, 25 Novembre 2016

Un amico, l'esimio prof. Fiumalbi, vulgo Cignale, che s'intende di scrittura e di soffritti, mi conferma che "soffriggere è come soffrire: son cipolle e lacrime, ci vole l'arte per il soffritto". Il che ne rafforza la candidatura al Nobel.

Marco Celati

Articoli dal Blog “Raccolte & Paesaggi” di Marco Celati