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martedì 15 luglio 2025

RACCOLTE & PAESAGGI — il Blog di Marco Celati

Marco Celati

MARCO CELATI vive e lavora in Valdera. Ama scrivere e dipingere e si definisce così: “Non sono un poeta, ma solo uno che scrive poesie. Non sono nemmeno uno scrittore, ma solo uno che scrive”.

Tristezza

di Marco Celati - martedì 15 luglio 2025 ore 08:00

Ma che v’hanno fatto a voi le persone tristi? Che c’hanno fatto? Nulla. Niente di male. E comunque a volte si ha bisogno di star male, come di star bene. La tristezza e la malinconia non essendo malattie, ma stati d’animo. Predisposizioni, elezioni dello spirito. Quale eugenetico ordine ci costringe alla positività scontata, all’allegria a tutti costi? Quale nazismo dei sentimenti perseguita e mette al bando il nostro spleen? Ce ne fa vergognare, ci fa sentire deboli e malati. Razza inferiore. Molti sono tristi, ma non c’è motivo di rompergli i coglioni! La depressione, come il salutismo, sono malattie, per cui occorrono cure e comprensione, non è patologico essere malinconici. Ho dentro una tristezza, ironica di sé, che è la mia indole, la mia cifra distintiva. Come sono, come sono diventato. La nomea che mi sono fatto. Ho impiegato così tanto tempo a farmi crescere, a scolpire queste rughe dell’anima e perché mai dovrei nasconderle, mascherarle, appiattirle con un trucco?

Sono attaccato e grato a tristezze e malinconie. Non sono così tristi e malinconiche in fondo e, se anche lo fossero, non devo giustificarmi, non mi fanno stare così male. Non come nella vita l’indebolirsi e l’esaurirsi grave dello spirito e del corpo. Ma non devo guarire da nulla. Non di certo dalle rassicuranti, omologate, convenzioni del vivere, dalle convivenze noiose, dalle esibite certezze. Pensate voi a guarire da tutto questo! A me piace la mia inadeguata fragilità. Mi tiene compagnia.

Ho malinconia di noi. Come quando cantavi quel motivetto e cercavi di farmelo ripetere, nonostante la mia voce stonata, per prendermi in giro e allora provavo a fischiettarlo, stonando ancora di più. Non ricordo qual era il refrain, ma non era quello l’importante da ricordare. La bambina rideva e mi faceva il verso. Così è la vita, cest la vie. E a me piaceva così ed erano anni migliori. E non ho detto i migliori anni. La nostalgia è un cascame, un effetto secondario e collaterale della malinconia: è rimpiangere e lodare il passato. Che si stava meglio, quando si stava peggio, che non è mai stato vero. Sono queste linee confuse della mano, queste pieghe incerte, questi segni imperfetti e inconclusi che dicono chi siamo e c’è perfino chi ci legge un futuro.

Così ora ne scrivo anche se non sono Storia, né storie, né mai saranno un romanzo. Perché non posso, non sono capace, all’altezza o in profondità. Del resto, chi ci crede più alla Storia o alle storie? Forse ormai possono esistere solo cronache e cronologie”. E per i miei limiti e le mie scelte, in un mondo così disgregato, c’è spazio solo per racconti brevi. Ma non è male nemmeno questo, a che serve alla fine allungare il brodo? Dopotutto non è il brodo primordiale e, se è un brodo, un brodo rimane.

La tristezza mi commuove e mi solleva. Si può consentire solo a Ornella Vanoni e Toquinho di cantarla, prenderla in giro, dirle di andar via, cacciarla di casa. E, a prescindere, il titolo ispira una canzone che mette allegria e mi dà ritmo, voglia di ballare. Apre il cuore e mi lascia addosso uno struggente, partecipato richiamo alla vita di cui un’allegra tristezza sia parte consapevole.

Marco Celati

Pontedera, Luglio 2025

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La tirata polemica iniziale in difesa delle persone tristi, oltre a scaturire da personali convinzioni, è ripresa dal film “Il corpo”, un giallaccio magistralmente interpretato da Giuseppe Battiston. Il corsivo virgolettato finale è tratto da “L’ultima sillaba del verso” di Romano Luperini, che scrive della sfiducia della Storia e delle storie. Credo, anzi temo, a ragione.

“Tristeza”, Toquinho & Ornella Vanoni

https://youtu.be/pIT_zqXw5YA

Marco Celati

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