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martedì 11 novembre 2025

SORRIDENDO — il Blog di Nicola Belcari

Nicola Belcari

Ex prof. di Lettere e di Storia dell’arte, ex bibliotecario; ex giovane, ex sano come un pesce; dilettante di pittura e composizione artistica, giocatore di dama, con la passione per gli scacchi; amante della parola scritta

La tivvù pallonara

di Nicola Belcari - martedì 11 novembre 2025 ore 08:00

Il pomeriggio si ascoltava alla radio “Tutto il calcio minuto per minuto”, la sera, prima di cena, la tivvù trasmetteva il secondo tempo della partita di cartello. Dopo, in procinto di coricarsi, andava in onda “La domenica sportiva” con i momenti salienti degli incontri (oggi nomati highlights).

Considerando una tale dissipazione di gioventù, di quel tempo prezioso e irripetibile, si potrebbe rimpiangere di non essere stati in galera se la carcerazione avesse potuto costituire un trauma sufficiente a mettere in discussione alcune abitudini e allora, in una simile costrizione, si fosse deciso di dedicarsi alla filosofia e alla storia dell’arte, discipline negate a noi fortunati, solo fino a un certo punto, appunto, ad aver frequentato le superiori in scuole professionali o istituti tecnici (come studenti di famiglie non abbienti). In questi casi la nostalgia ha il sapore amaro del ripensamento e del rifiuto.

E ora, che cosa faremo riflettendo al tempo dilapidato seguendo gli special, le maratone elettorali, i dibattiti della politica, i talk show relativi? Dovremo, di fronte a un simile deprecabile spreco, trovare la forza di non abbandonarci alla disperazione, allo sconforto, a gesti estremi.

Per tanti anni, con sporadiche eccezioni, il calcio del campionato italiano è rimasto appannaggio dell’asse Torino-Milano a riprova che lo sportivo auspicio “vinca il migliore” di solito si traduce in “vince il più ricco”. L’unificazione italiana avvenne con la memorabile, mitica e intramontabile Italia – Germania (1970) giocata in Messico. Lì si dimenticò la lotta di classe, la divisione tra nordisti e sudisti; fu la rivincita dei pezzenti, connazionali di molti costretti all’emigrazione.

Un campionato mondiale fu nel lontano Sessantasei a Londra assegnato da un guardalinee con una decisione errata favorevole ai padroni di casa. La palla non aveva varcato la linea di porta. Così tanti decenni dopo abbiamo creduto di aver scongiurato simili iatture con l’introduzione della “moviola in campo” (detta il VAR). Ora con somma delusione scopriamo che la verità calcistica è sfuggente e inafferrabile. Per cinque casi che risolve, dieci li complica nell’applicazione di un regolamento che fa acqua da tutte le parti e che le continue modifiche non rendono degno di quel nome. Gli unici ad avere certezze sono i tifosi (almeno in generale) che “vedono” con assoluta convinzione, sincerità e buona fede ciò che favorisce la propria squadra.

Nel caso della moviola si sconfina nel dubbio filosofico. Un mezzo tecnico ferma il tempo in un’immagine capace di superare l’esperienza reale. Quale verità siamo in grado di vedere se può essere smentita da una foto che a sua volta è smentita da un’altra foto?

Va forte il calcio parlato, inaugurato dal famoso “Processo del Lunedì” nel quale il conduttore raccomandava agli ospiti “parlate solo due alla volta” sottinteso non tutti insieme. Ed era tutto un programma. Oggi salotti come quello sono decine su varie reti nazionali e locali e sono, va detto, più divertenti delle partite.

Oggi il calcio tivvù è a pagamento; ha spezzettato gli orari e con i diversi tornei che s’incrociano lo spettacolo è continuo. C’è il rischio di un’assuefazione (che però la polemica “sugli episodi” è funzionale a contrastare). Lo sport è diventato spettacolo. Non aver sottoscritto un abbonamento mi classifica come telespettatore di serie B discriminato per censo. È una fortuna, infatti avrei potuto per inerzia, ignavia, mancanza di volontà, pigramente, restare a guardare una partita di troppo e di poco interesse. Così evito il rischio.

Le trasmissioni di analisi e commento hanno oggi giornaliste affascinanti, preparate ed esperte della materia trattata, ma per chi non apprezza quella competenza e professionalità, resta da ammirare l’unico valore che ci è offerto televisivamente parlando, cioè, la bellezza muliebre. “Tutto il resto è noia” (Giacomo Leopardi).

Poscritto. Leopardi è l’autore di questa espressione che Franco Califano ha reso famosa con l’aggiunta bruttina di “non ho detto gioia”.

Nicola Belcari

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