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giovedì 20 novembre 2025

SORRIDENDO — il Blog di Nicola Belcari

Nicola Belcari

Ex prof. di Lettere e di Storia dell’arte, ex bibliotecario; ex giovane, ex sano come un pesce; dilettante di pittura e composizione artistica, giocatore di dama, con la passione per gli scacchi; amante della parola scritta

Demeritocrazia

di Nicola Belcari - giovedì 20 novembre 2025 ore 08:00

Una parola démodé, merito, vede oggi una riproposizione, e una rinnovata considerazione. Perché? Perché altresì era invece prima dimenticata e offuscata? Per uno scambio ideologico, per un egualitarismo utopico, forse? È quella del merito una battaglia di retroguardia? Per un male minore? Magari! Accettare la sfida del merito porterebbe allo scoperto una contraddizione insolubile.

Davvero qualcuno può credere che un tale criterio sarebbe applicabile? In Italia? Un Paese (non l’unico) dove favoritismi e privilegi hanno radici profonde. Col primato del clientelismo e del nepotismo con la sua capitale storica, Roma.

I migliori dovrebbero emergere in una gara impari con i poveri, di fatto esclusi, tra coloro che hanno l’opportunità di frequentare università prestigiose, corsi di perfezionamento all’estero, istituti facoltosi ed esclusivi, ambienti e conoscenze per una crescita culturale e possibilità di esperienze. Eppure nonostante ciò un esercito d’immeritevoli o inetti ai più vari livelli ricopre cariche ingiustamente, senza averne le capacità. La sociologia spiega con alcune leggi il paradosso: in certe organizzazioni sono premiati i manovrabili, le promozioni tolgono chi potrebbe fare danni in ruoli operativi, gli avanzamenti di carriera si fermano nel grado superiore alle competenze, ecc.

Quale ideologia dovrebbe sventolare la bandiera del merito? Nella società dove il figlio dell’imprenditore eredita l’azienda, il principe sarà re, il figlio del giornalista da duecentomila euro all’anno farà lo stesso lavoro del padre (anche ruoli con responsabilità di partecipazione alla formazione dell’opinione pubblica o di gestione politica); nelle democrazie (il meno peggio tra i regimi disponibili) dov’è eletto capo il magnate…

Chi considera la società iniqua nel suo impianto fondante, non crede al miglioramento, l’eliminazione di un’ingiustizia nell’ingiustizia, che in realtà è ineliminabile: due utopie si contrappongono, mischiando teoria e pratica, errori rimediabili e storture strutturali.

Allora tutto si riduce, nelle intenzioni dei promotori della meritocrazia, in qualche bocciatura in più nella scuola? È questa la pagliuzza fuori posto? del pagliaio dell’ingiustizia.

Il “merito” è quello della scelta dei genitori? di prostituirsi alla persona che conta? di nascere belli? di comprare un titolo di studio? di far carriera a tutti i costi? di eccellere nell’arte del “servo encomio” (Manzoni)? Oggi più che mai sono i falsi meriti che trionfano (costruiti dai media a proprio uso e consumo).

E la Fortuna? Il Caso? Che fine faranno nel mondo del merito? Lo Stato nelle vesti della Befana, ha deciso che nel giorno a lei dedicato, uno diventerà straricco per il merito di essersi fermato in un posto di ristoro autostradale e aver comprato un biglietto.

Non mancano le eccezioni (che in quanto tali confermano la regola) di alcuni che hanno fatto fortuna con le proprie forze. Il Conte di Montecristo, ad esempio; ma che sarebbe stato di lui se non avesse incontrato l’abate Faria? Teseo senza Arianna con il suo filo? Il marchese di Carabas senza il gatto con gli stivali? Cappuccetto rosso senza un anonimo cacciatore? La principessa senza il pisello? No. Che c’entra? Pardon, la foga dell’elenco m’ha preso la mano.

Nicola Belcari

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