Eleonora Cappelletti, un’attrice toscana
di Riccardo Ferrucci - martedì 26 novembre 2019 ore 16:41
Abbiamo incontrato a Firenze Eleonora Cappelletti , un’attrice toscana che ha già al suo attivo numerosi spettacoli ed una carriera di grande interesse. Nel 2018 è la protagonista femminile del videoclip dei CALIBRO 35. Nel cinema, nel 2008 è protagonista femminile del film commedia “Benvenuti in amore” , lungometraggio, scritto e diretto da Michele Coppini, con Sergio Forconi, Gigi Sammarchi, Gabriella Ceccherini, Michele Coppini. In teatro ricordiamo soltanto alcuni spettacoli Nel 2015 è sul palco con Sergio Forconi in “CASA NOVA VITA NUOVA” per la regia Angelo Savelli. Nel 2014 ha la fortuna di recitare con Giusi Merli (la “Santa”della grande Bellezza) in “RE LEAR” con la regia di Gianfranco Pedullà. Nel 2009 “Memoria per un delitto”, giallo scritto e diretto da Maurizia Ronchi; nel 2007 protagonista di “THEA“ scritto e diretto da Luca Palli che vinse il “premio Teatrale Città di Firenze” , e “Le brave ragazze” di Federico Marvasi, con la regia di Salvatore Urzì; nel 2005 “La Bisbetica Domata”, nel ruolo di Caterina, con la regia di Maurizia Ronchi. Inoltre ha accompagnato la recitazione ad un intenso lavoro di televenditrice, presentatrice, docente teatrale, doppiaggio e speakeraggio.
Come nata questa passione per la recitazione ?
Dalla timidezza. Ho sempre avuto un amore per l’arte, ho frequentato il Liceo Artistico ed ero convinta di diventare una pittrice, perché credevo di essere troppo timida per riuscire ad esprimermi con le parole o con la recitazione. Ero convinta di comunicare e parlare attraverso i miei dipinti. Ho quindi seguito con passione il Liceo Artistico che è stata un’esperienza importante per la mia vita, era un luogo dove ognuno poteva realizzarsi in modo libero e cercare una sua originalità, una sua diversità; questo nella fase adolescenziale era fondamentale per una crescita personale ed umana. Poi, proprio grazie al liceo, è successo che un professore ci ha chiesto di realizzare una scenografia per una trasmissione televisiva di Canale 10 che trattava temi scolastici; mentre ero nello studio televisivo, a prendere le misure del murale per realizzare la scenografia, il regista mi chiese di suggerire le battute al presentatore che era l’attore Fabrizio Biggio, che poi sarebbe diventato famoso con il duo dei Soliti Idioti. Dissi le battute tranquilla e sorridente, e il regista mi chiese di ripeterle nella prima puntata della trasmissione in diretta. Era un‘ occasione unica, per una timida come la sottoscritta, e accettai la proposta. Ero convinta che sarei morta d’infarto per l’emozione, invece quando è partita la diretta è andato tutto bene e ho scoperto che potevo farcela!. A questo punto ho creduto che fosse giunto il momento di superare i miei timori e decisi di iscrivermi a un corso di teatro (il genio della lampada), da allora non mi sono più fermata.
In questo periodo hai preparato due nuovi spettacoli “Provaci ancora Sam”, “Che fine ha fatto quella piccola stella” e torneranno in scena “le Brave Ragazze”. Quali sono le difficoltà che incontri nel tuo lavoro ?
Sono ormai abituata da anni a collaborare con diverse compagnie, c’è una certa regolarità nel mio lavoro. Lo spettacolo “Provaci ancora Sam” è stato messo in scena al Teatro Le Laudi , con la compagnia Kimera Teatro, la regia è di Paolo Santangelo che è un vero amico e un signore del teatro. Quando lo senti parlare ne resti affascinata, sembra di sentir parlare Gassman. Da dieci anni collaboro con loro, ogni anno mettiamo in cantiere due spettacoli, uno a Novembre ed uno a Febbraio. Per l’altro spettacolo è nata una nuova collaborazione con la Compagnia i Pinguini, con il regista Pietro Venè, abbiamo messo in scena “Che fine ha fatto quella piccola stella?”. E’ la storia di un rapporto femminile a due, dove si raccontano le vicende di due sorelle che hanno avuto un passato di successi ed ora attraversano una fase di tramonto e declino. Il 13 e 14 Dicembre tornerò in scena con “LE BRAVE RAGAZZE“ al teatro Lo Scantinato di Firenze. Il teatro off che più amo. La difficoltà principale è quella di organizzare le prove, perché questi spettacoli buttavano a distanza di pochi giorni ed il problema è quello di riuscire a combinare le prove di compagnie, che coinvolgono molte persone con i loro numerosi impegni. Confesso che spesso imparo il copione durante le prove, perché non c’è il tempo materiale per dedicarmi allo studio del testo prima di arrivare in teatro.
C’è un’altra attività che hai portato avanti in questi anni è quella di doppiaggio e di speakeraggio alla radio e alla televisione. Come si concilia con la tua attività di attrice ?
E’ un tipo di lavoro che mi ha sempre aiutato. Ho avuto sempre una dizione “abbastanza pulita“, perché i miei nonni abitavano a Piacenza e quindi riuscivo a controllare la mia pronuncia, limitando le inflessioni dialettali toscane. Inoltre mi è anche servita la mia esperienza teatrale, perché nella mia attività di speaker cerco di sintetizzare un’emozione e un sentimento che provengono dalla mia esperienza teatrale.
Nella pittura fino ad oggi c’è stata sempre un maggiore difficoltà ad affermarsi per una donna. Accade qualcosa di simile anche in teatro ?
Nella mia esperienza non ho incontrato grandi difficoltà, anche se in genere una donna, quando decide di vivere una maternità, per il mondo del lavoro diventa come meno affidabile rispetto ad un uomo (è un pregiudizio che si avverte purtroppo). Gli impegni di una famiglia in genere condizionano maggiormente la donna, soprattutto per quanto riguarda gli impegni e le emergenze ( 24 ore su 24) che comporta seguire un bambino piccolo. Fino ad oggi comunque sono riuscita a coniugare teatro e vita familiare, senza rinunciare alla mia vocazione artistica.
Quali sono i personaggi teatrali che hanno più segnato il tuo percorso artistico. Che ti hanno, in qualche modo, condizionato ?
Molti attori affermano che gli piace recitare ruoli diversi dalla loro vita ordinaria; per me accade esattamente il contrario mi riconosco nei ruoli che riescono a portare alla luce i sentimenti che ho dentro di me, che appartengono alla mia infanzia, a quando ero una bambina timida e riservata. Se posso, (e finora ho potuto scegliere) cerco di non interpretare dei ruoli che non mi inspirano simpatia e in cui non mi riconosco. Adoro tutti i personaggi che ho interpretato, perché in tutti ho trovato una parte di verità e del mio modo di essere, è terapeutico, è una sorta di autoanalisi. Il personaggio che più mi ha entusiasmato e divertito è “La bisbetica domata”, un misto di sfiducia e di spigolosità di fronte a tutto quello che le viene proposto, ma alla fine Caterina si rende conto che le cose non sono così tremende come possono apparire a prima vista.
Esiste un’attrice che hai preso a modello, anche tra quelle più storiche.
Non credo, perché ritengo che ogni persona sia diversa. Ogni attore è interessante perché riesce a trasmettere emozioni differenti. Deve esserci sempre una ricerca di unicità, come mi insegnavano i miei docenti ai tempi del Liceo artistico. Comunque ci sono numerose attrici che stimo e trovo nel loro lavoro un sentimento di verità, penso ad esempio a Margherita Buy e Laura Morante. Sono in grado di portare, in scena o sullo schermo, la realtà e comunicare sentimenti profondi che arrivano direttamente al pubblico.
Riccardo Ferrucci