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INCONTRI D'ARTE — il Blog di Riccardo Ferrucci

Riccardo Ferrucci

Riccardo Ferrucci è nato Pontedera e vive a Calcinaia. Giornalista e critico ha pubblicato numerosi volumi sul cinema e sull’arte. Tra le sue pubblicazioni “Paolo e Vittorio Taviani , la poesia del Paesaggio”, editore Gremese. Ha diretto la rivista letteraria Ghibli ed ha collaborato con importanti istituzioni pubbliche. Attualmente è funzionario della Regione Toscana.

​Addio a Vittorio Taviani ed al cinema di poesia

di Riccardo Ferrucci - lunedì 16 aprile 2018 ore 09:22

I fratelli Taviani hanno ottenuto i più importanti riconoscimenti e premi del cinema: dal Leone d’Oro alla carriera al Festival di Venezia alla Palma d’Oro per “Padre Padrone”al Festival di Cannes, dall’Orso d’Oro al Festival di Berlino per “Cesare deve morire” a numerosi David di Donatello. Gli manca solo l’Oscar, ma qui si trovano in buona compagnia con i due più grandi registi americani, Orson Welles e Stanley Kubrick, che non hanno mai ricevuto la statuetta. Anche perché il Premio Oscar è un premio dell’industria cinematografica non un premio artistico, altrimenti il cinema di poesia di Paolo e Vittorio Taviani avrebbe sicuramente ricevuto l’ambito riconoscimento.

Una lunga amicizia mi lega a Paolo e Vittorio Taviani. Tra le iniziative dedicate al loro cinema vorrei ricordare la mostra del 1987 “La bottega Taviani”, da me curata, che ebbe luogo a San Miniato, Pisa e Firenze. Poi ancora nel 1982 la grande mostra a Bruxelles “La Toscana raccontata da Paolo e Vittorio Taviani” presso la sede dell’Unione Europea. La nostra collaborazione è nata negli anni ottanta sul set di “Good Morning Babilonia” del quale ho seguito la lavorazione e che ricreava a Tirrenia la mitica Hollywood di inizio secolo. Era una situazione unica vederli girare e vedere questa perfetta sintonia tra i due registi come se fossero una sola persona. Quando andammo in Portogallo a Montemoro Novo per un omaggio al loro cinema, insieme a Marco Abbondanza, direttore del Festival Sete Sois Sete Luas, si avvertì un profondo amore per il loro cinema e le loro storie. Quando nel teatro dove si proiettava il loro film “Padre padrone” i due registi pisani si accorsero che la copia del film aveva un colore pessimo, virata in rosso, però era l’unica copia disponibile in Portogallo con sottotitoli. E uscimmo dalla proiezione con un sorriso dei due autori per non guardare oltre quella copia così deteriorata, perché Paolo e Vittorio nella loro semplicità non vollero rompere l’incanto che si era creato in sala con il loro film, tanto amato in quella terra che si ritrovava nella Sardegna contadina raccontata dai Taviani. In effetti il loro primo viaggio portoghese segnò un profondo legame con i due autori toscani e la terra lusitana.

La scomparsa di Vittorio segna la fine di un sodalizio unico nel cinema italiano, che ha creato alcuni dei momenti più alti nella storia del cinema, con film indimenticabili come “Padre padrone”, “La notte di San Lorenzo”, “Kaos” e “Cesare deve morire”. Paolo e Vittorio sono tra i più grandi poeti del cinema contemporaneo, amati da registi come Scorsese e Tarkovskij. Il cinema dei Taviani nasce ed è costruito in una grande famiglia, che comprende tra gli altri il musicista Nicola Piovani e la costumista Lina Nerli Taviani. E’ un cinema artigianale elaborato come un’opera d’arte con grande sapienza compositiva, senza grandi mezzi economici, come quelli del cinema americano, ma ricco di idee e di utopie. E’ triste pensare che oggi Vittorio non è più insieme a noi, con la sua curiosità, ironia e intelligenza, che ha così profondamente influenzato la storia del cinema italiano. E’ un autore che ha amato profondamente la sua terra d’origine e anche se ha vissuto a Roma è sempre rimasto legato alla sua Toscana e alla sua San Miniato. Il suo amore per il cinema è nato vedendo, molti anni fa, in un cinema pisano “Paisa” di Roberto Rossellini e il suo amore per lo spettacolo è nato quando il padre lo portava da bambino a vedere le opere liriche a Firenze al Maggio Musicale. Da qui la passione per la settima arte e la voglia di raccontare le proprie storie attraverso le immagini, i colori ed i suoni.

Come hanno detto i Taviani “Per Pasolini il cinema era soprattutto pittura, per Fellini è messa in scena, per Visconti letteratura, per Eisenstein montaggio, ma anche forza, meraviglia e gusto di piazzare la macchina da presa. Per noi tutto è importante, ma l’elemento chiave è il rapporto tra immagine e suono. E’ il momento in cui si sente maggiormente la forza, la magia, il mistero e la curiosità del cinema”. Le scene più memorabili del loro cinema vivono sempre dall’incontro di musica e immagine con la certezza che la forza del cinema si esprime compiutamente proprio dall’incontro/scontro di musica e immagine. A volte anche il silenzio è vissuto come presenza musicale, come rottura di un ordine costituito.

I Taviani come gli interpreti più autentici della dimensione ambigua della Toscana, della solarità che si accompagna anche ad un’idea di violenza e di morte, di solitudine. Si deve però sottolineare che la presenza della Toscana è solo uno dei leitmotiv dei due autori, che utilizzano gli scenari della natura come un enorme palcoscenico all’aperto, per far nascere i sogni, le memorie, le leggende in grandi teatri naturali. La Toscana protagonista di un film celebre come “La notte di San Lorenzo” ed anche dell’ultimo bellissimo film, girato insieme, “Meraviglioso Boccaccio” che rappresenta uno dei punti più alti del loro cinema di poesia.

Ciao Vittorio ci hai lasciato fisicamente, ma ci hai donato delle grandi opere che vivranno per sempre nei nostri cuori e in tutto il mondo.

Riccardo Ferrucci

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