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VEGAN È... — il Blog di Gente di Ippoasi

Gente di Ippoasi

La gente di Ippoasi non ha età, genere né specie, progetta e lotta per un mondo diverso e migliore, mettendosi costantemente in gioco con innata passione e avanzando instancabilmente in direzione ostinata e contraria. La gente di Ippoasi è attivista con Gioia. Il nostro motto è "Possiamo essere liberi/e solo se tutti e tutte lo sono".

Conoscere per fare la scelta giusta

di Gente di Ippoasi - venerdì 07 aprile 2017 ore 08:00

La mucca Macchia, ospite alla Fattoria della Pace, Santuario per Animali Liberi gestito da Ippoasi. Particolare delle sue mammelle affette da mastite cronica, dovuta alla mungitura manuale.

Il cibo che mangiamo può generare enorme sofferenza. Che cosa dire del latte?

Se pensate che chi abbia eliminato dalla propria dieta la carne ma non i derivati animali non contribuisca all'uccisione di alcun individuo, purtroppo state facendo un grosso sbaglio. Il destino terrificante che attende le mucche da latte è lo stesso macello dove quelle da carne vengono trascinate dopo appena 2 o 3 anni di vita: l'unica differenza è data dalle sofferenze atroci che le prime sono costrette a subire nel corso della loro esistenza.

L'uomo si è arrogato il diritto di intromettersi nel ciclo naturale, decidendo del corpo di altri animali. Non c'è nulla di naturale negli allevamenti per la produzione di latte (intensivi, ma anche nei cosiddetti "biologici", sia chiaro), dal momento che le madri bovine producono queste secrezioni per i propri figli. Dimenticate le gioiose pubblicità che costruiscono il vostro immaginario sulla questione, lasciate perdere i verdi pascoli costellati di mucche estasiate all'idea di donarci il loro latte prima di finire macellate: questa, come tante altre, non è altro che un'ingannevole trovata pubblicitaria.

E ricordate: le bovine sono animali mammiferi, proprio come noi, perciò producono latte solo se ingravidate.

La "Via Lattea", appellativo particolarmente utilizzato e amato dai sostenitori di una violenza "bio" e "slow", è una scia di sofferenze e violenze strazianti.

Per prima cosa, le mucche vengono ingravidate con l'inseminazione artificiale: ciò comporta l'introduzione di un braccio nel retto della mucca per mettere l'utero in posizione e l'inserimento di uno strumento nella vagina (il cosiddetto "rape rack" – asse da stupro).

Usare la parola "stupro" riferendosi all'inseminazione forzata nei confronti di un animale non umano non sminuisce in alcun modo il terribile trauma dello stupro umano. E' chi afferma il contrario che tradisce una propensione alla discriminazione e una assoluta mancanza di empatia e compassione.

La produzione di latte sarà possibile dopo la nascita del vitello, che viene separato dalla madre subito dopo il parto. La mucca lo cercherà disperatamente per giorni, invano: se maschio, il piccolo verrà nutrito artificialmente e dopo pochi mesi verrà macellato per la produzione di carne, se femmina subirà le stesse sorti della madre.

Dopo il parto le mucche sono costrette a produrre una quantità di latte pari a 10 volte l'ammontare di quello che sarebbe necessario, in natura, per nutrire il proprio vitello. La mungitura praticata meccanicamente fino allo stremo causa infiammazioni dolorosissime come la mastite, che vengono tenute "sotto controllo" solo grazie a farmaci e antibiotici mescolati ai mangimi. Il latte di mucca, quindi, e' un liquido ben poco sano che contiene, tra le altre cose, pus e batteri: le normative prevedono che un litro di latte possa contenere fino a 400 milioni di cellule di pus e 100 milioni di germi. Negli allevamenti la mucca verrà fecondata nuovamente prima che la lattazione finisca, di modo da garantire la massima continuità della mungitura. Questo accadrà per cinque cicli, con i relativi parti di vitellini, e si concluderà con il famoso stadio delle "mucche a terra": le femmine, talmente esauste da non potersi reggere nemmeno in piedi, verranno trascinate al macello e sostituite da altre più giovani ed efficienti. In natura, nessun animale beve il latte di un'altra specie né lo fa dopo lo svezzamento e in età adulta.

Vale la pena generare così tanta sofferenza? Abbiamo davvero bisogno di consumare e utilizzare derivati animali? Noi crediamo di no. Continuate a seguirci e ad approfondire insieme con noi.

Gente di Ippoasi

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