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Attualità martedì 19 marzo 2024 ore 19:35

Pfas, così l'inquinante eterno avvelena la Toscana

fiume

La contaminazione da questi composti nocivi per la salute umana è diffusa nei corsi d'acqua, specie in corrispondenza dei distretti industriali



TOSCANA — Inquinante eterno nocivo per la salute umana: si chiama Pfas (poli e perfluroalchilici utilizzati in moltissimi cicli produttivi) e in Toscana è allarme per la sua diffusione nei corsi d'acqua, specie in corrispondenza di alcuni distretti industriali. A mappare le contaminazioni a pochi giorni dalla Giornata mondiale dell’acqua che si terrà venerdì 22 è una nuova indagine di Greenpeace Italia concentrata proprio sul territorio regionale toscano.

Secondo i campionamenti indipendenti effettuati nel Gennaio scorso, la contaminazione da Pfas interessa numerosi corsi d’acqua inquinati dagli scarichi di diversi distretti industriali. 

Se gli impatti dell’industria conciaria, tessile, florovivaistica e del cuoio erano già stati evidenziati dallo studio del 2013 del Cnr-Irsa e dai rilievi annuali di Arpat, le analisi condotte da Greenpeace Italia provano che anche il distretto cartario lucchese contribuisce all’inquinamento da Pfas. 

Punti di prelievo dei campioni lungo i vari distretti oggetto d’indagine (tessile, conciario, cuoio, cartario e florovivaistico)

Punti di prelievo dei campioni lungo i vari distretti oggetto d’indagine (tessile, conciario, cuoio, cartario e florovivaistico)

"Il quadro di contaminazione che emerge dalle nostre analisi è tutt’altro che rassicurante. Alcuni casi sono ben documentati da almeno 10 anni", dichiara Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna Inquinamento di Greenpeace Italia. Serve un provvedimento normativo apposito sugli scarichi industriali: "La Regione deve individuare tutte le fonti inquinanti di Pfas e attivare le Asl per avviare al più presto indagini sulle acque potabili, soprattutto nelle aree in cui si registrano elevati livelli di contaminazione", indica Ungherese.

Pfas: ecco dove

Nella quasi totalità dei casi i campionamenti sono stati effettuati nei fiumi, a monte e a valle degli impianti di depurazione industriale: il consorzio Torrente Pescia e Aquapur (distretto carta), i depuratori del distretto conciario (depuratore Aquarno) e del cuoio (depuratore Cuoio-Depur, che scarica nel Rio Malucco), i fiumi Ombrone, Bisenzio e Fosso Calicino (distretto tessile) e il torrente Brana (distretto florovivaistico). 

Le concentrazioni più elevate sono state rilevate nel Rio Malucco, nel Fosso Calicino, nel fiume Ombrone e nel Rio Frizzone a Porcari a valle del depuratore Aquapur. Nel fiume Ombrone la concentrazione a valle del distretto tessile è risultata circa 20 volte superiore rispetto a monte, mentre nel Rio Frizzone a valle del depuratore la presenza di Pfas era di circa 9 volte rispetto a monte.

Oltre a rilevare alcune delle singole molecole di Pfas più utilizzate, le analisi di laboratorio hanno permesso di effettuare anche una stima della presenza di tutti i Pfas – un gruppo di oltre 10mila molecole differenti – rilevando il totale del fluoro organico adsorbibile (Aof). 

L’applicazione di questa tecnica analitica ha evidenziato le contaminazioni più preoccupanti a valle di uno dei depuratori del distretto tessile a Prato, quello di Calice (4.800 nanogrammi/litro), seguito dal canale Usciana a valle del depuratore Aquarno (4.500 nanogrammi/litro) e nel Rio Frizzone a valle del depuratore Aquapur (3.900 nanogrammi/litro) a Porcari.


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